Hai mai finto un sorriso così bene da far tremata la tua bocca? Io sì.
Avevo smesso di provare qualsiasi emozione e nessuno se ne accorgeva. Anzi, sembravo finalmente "tranquillo". Sedato. Adatto alla vita.

Questa condizione ha un nome preciso, ma che pochi sanno davvero spiegare: anedonia emotiva.
Non è solo "essere giù". È non provare più nulla. Né tristezza, né gioia.
Un deserto piatto e vuoto dentro, non sabbioso, mentre fuori il mondo ti dice che vai bene così. Che sembri calmo. Che sei "guarito".

Ma non ero guarito.
Ero ancora in risalita da una malattia mentale. Con i farmaci in circolo, ma con l’anima congelata.

Cos’è davvero l’anedonia emotiva?

In termini medici è l’incapacità di provare piacere.
In termini umani è quando la tua risata è solo un movimento facciale e niente più.
È sorridere per educazione, ma sentire il vuoto.
È rendersi conto che il corpo ti rifiuta anche questo: provare emozione per finta.

Il paradosso sociale: chi non sente nulla viene considerato “tranquillo”

Sai cosa ho scoperto? Che la società ha più paura dei vivi che degli spenti.
Chi non sente emozioni non fa paura. Non disturba.
Chi invece ride davvero, piange davvero, vibra… spaventa.
In un mondo anestetizzato, chi prova qualcosa è un pericolo.

E così accade che la depressione venga confusa con la tristezza, e l’anedonia venga scambiata per equilibrio.

L’anedonia non si vede, ma pesa

Dentro eri a zero, fuori tutti dicevano: “Stai meglio, si vede.”
No. Stavo solo anestetizzato, non vivo.
E mentre tutti gioivano del mio “miglioramento”, io combattevo con una assenza che mi faceva male fisicamente.
Un ago costante che pungeva l’anima. Invisibile, ma presente.

Ho imparato a non fingere più

In quel periodo recitavo le emozioni, e il corpo mi tremava.
Il volto si ribellava al copione.
Solo il mio psichiatra capiva, lo vedeva. Nessun altro.

E lì ho deciso: mai più maschere.
Se non ho voglia di ridere, non rido.
Se sento il vuoto, lo guardo in faccia. Perché fingere emozioni è peggio che non provarle.

Come sono tornato a sentire

Non subito.
Non con una pillola magica.
Ci sono voluti mesi di riduzione graduale dei farmaci e un lavoro costante su me stesso.
Relazioni vere, stimoli reali, silenzi ascoltati.
Solo allora qualcosa ha iniziato a tornare.

FAQ – Risposte brutali sull’anedonia emotiva

1. È la stessa cosa della depressione?
No. Può essere parte della depressione, ma è una condizione specifica. La depressione ha dolore, l’anedonia ha il vuoto.

2. Si guarisce?
Sì, ma serve pazienza, consapevolezza, supporto competente (psichiatrico) e un grande lavoro su di sé.

3. Si può vivere così?
Si può sopravvivere. Vivere è un’altra cosa.

4. È colpa dei farmaci?
A volte sì, ma non solo. L’anedonia può derivare anche dal trauma o dall’eccessiva sedazione emotiva.

5. Come aiutare chi ne soffre?
Non forzarlo a “fare qualcosa”. Ascolta. Stai. Accetta il vuoto insieme a lui, senza riempirlo a forza.

In un mondo che applaude chi non sente niente, io scelgo di tornare a vivere. A costo di piangere. A costo di tremare. Ma mio, vero, autentico.

Anedonia emotiva: quando non senti più niente (e il mondo ti applaude)