“Non è segno di buona salute essere ben adattati a una società profondamente malata.” – Jiddu Krishnamurti

C'è qualcosa che non quadra, lo senti. Non ti sei mai adattato del tutto. Troppa superficialità, troppe maschere, troppi stimoli inutili. Gli altri sembrano riuscire a far finta di niente. Tu no.

Non è perché sei debole. E' il contrario. Chi si pone troppe domande, chi sente troppo, chi cerca la verità senza anestetizzarsi, spesso paga un prezzo. Il prezzo dell’isolamento.

È qui che nasce l’anormalità. Quella vera. Non l’etichetta clinica o la stranezza estetica, ma lo stato mentale di chi VEDE.

Essere normali oggi è un’anomalia

Adattarsi in modo automatico a un sistema che premia l’apparenza, che minimizza il dolore, che ti chiede solo performance… è follia. Eppure è quello che fanno in molti, senza accorgersene.

Se invece ti senti fuori posto, se certi discorsi ti sembrano stupidi, se non reggi più il brusio del mondo che parla di nulla, sei nel posto giusto.

Sei sano in un mondo insano. Sei anormale nel modo più lucido possibile.

La verità ti isola. Poi ti libera.

Chi inizia un vero percorso interiore – che sia psicologico, spirituale o semplicemente umano – si ritrova presto da solo. Perché smetti di mentire. A te stesso, agli altri, alle regole.

E mentre tutti si distraggono, tu vuoi capire.
Mentre tutti scorrono, tu vuoi scavare.
Mentre tutti parlano, tu inizi ad ascoltarti davvero.

Questo processo ti allontana. È doloroso. Ma è anche l’unico modo per ritrovarti.
Non sarai mai libero finché dipendi dalla comprensione degli altri.

Sentire troppo è profondità.

A scuola ti dicevano che eri troppo sensibile. A casa che pensavi troppo. Qualcuno forse ti ha chiamato "pesante", "drammatico", “cervellotico”.

La società non è costruita per chi sente tanto. È costruiao per chi spegne il cervello e va avanti. Per questo chi ha una mente iperattiva, iperanalitica, spesso si rifugia nel silenzio, o nell’arte, o nella fuga.

Ma non sei sbagliato. Hai solo un radar più potente.
Non sei rotto. Vedi di più di tutti gli altri.

E chi vede troppo, sente troppo... È tutto collegato.

L’anormale non cerca approvazione. Cerca verità.

C’è chi si sveglia ogni giorno per piacere agli altri. E poi ci sei tu. Che ti chiedi perché esisti, dove stai andando, chi sei veramente.

Se sei così, non hai bisogno di adattarti. Hai bisogno di scavare.
Non vuoi far parte della massa. Vuoi capirla, forse superarla.

L’anormale non si sente superiore. Ma non si sente nemmeno inferiore.
Semplicemente non si sente rappresentato.

E quindi crea il suo spazio.

Essere anormali è un atto di resistenza mentale

Mentre il mondo ti bombarda di normalità tossica – dopamina a basso costo, emozioni artificiali, paragoni social – tu scegli il silenzio. L’introspezione. Il pensiero lento. La verità, anche se fa male.

È difficile. Ti fa perdere persone. Ti fa sentire fuori posto.
Ma poi accade qualcosa. Ti accetti.

E nel momento in cui smetti di voler essere capito da tutti, diventi invincibile.
Non perfetto. Ma libero.

Essere anormali non è una debolezza. È una benedizione camuffata.
Una chiamata a costruire la tua strada, quando quella degli altri ti soffoca.

Conclusione

Se ti sei mai sentito fuori posto, ricorda questo:
non sei sbagliato, sei sveglio, davvero!!
E forse è proprio per questo che gli altri ti temono, o non ti capiscono.

Essere anormali, oggi, è uno degli ultimi segni di autenticità rimasti.

Essere Anormale è l'unico modo per restare sani in un mondo malato