Non sei pazzo. Ma nemmeno in pace.

I pensieri intrusivi non arrivano piano. Entrano come ladri, gridando dentro la testa cose che non hai mai pensato davvero. La mia prima volta è stato dopo la psicosi. Ricordo la voce interiore di “Tizio X” che mi diceva cosa fare, mentre rideva di me. Era una risata mentale, ma tagliente come un’arma. Mi sentivo bullizzato dal mio stesso cervello.

Poi sono arrivati quelli peggiori.
L’idea improvvisa di buttarmi giù dal terrazzo. Mai desiderata. Mai voluta. Ma era lì, come se fosse stata installata da qualcun altro.
A salvarmi? Un istinto di sopravvivenza altissimo. Animale. Più forte di qualsiasi farmaco.

A volte arrivavano pensieri con voci di “nemici” che mi prendevano in giro. Un gioco crudele.
E io a chiedermi: ma sono io? Sto impazzendo?

No. E oggi lo so.

Il pensiero intrusivo non è tuo. Non è costruito da te. È una scarica elettrica sbagliata. Un automatismo impazzito. Non sei tu. È qualcosa che passa attraverso.

Combattere non serve sempre.
Ci ho provato. A volte funzionava, altre mi agitavo di più. Il cuore accelerava, l’adrenalina schizzava. Peggioravo. E allora c’era solo una cosa da fare: acqua gelida in faccia.
Se non bastava, ancora.
E ancora.
Fino a quando il cervello si stordiva e mollava la presa.

Il mio psichiatra non ha sgranato gli occhi. Mi ha guardato. E ha detto: “Ce la facciamo”.
Parlare è servito. Ma servivano anche i farmaci giusti, calibrati, scelti con pazienza. E con umiltà.
Perché non si vince con l’orgoglio. Si vince con il coraggio.

Non mi sono mai sentito un pericolo.
E mai, mai, nemmeno nei momenti peggiori, ho fatto del male a nessuno. Questo lo voglio dire chiaro. Perché l’amore dentro di me era più forte di qualsiasi pensiero intrusivo.
E se tu stai leggendo e provi la stessa cosa, tranquillizzati.

Non sei rotto.
Stai ricevendo input non tuoi.
Non sei la voce che ti parla. Sei colui che la ascolta. E può decidere di non darle retta.

I pensieri intrusivi non si combattono con i fiori di Bach.
Servono armi reali: cura, pazienza, farmaci, verità.
E soprattutto: la consapevolezza che tu sei di più della tua mente.
Anche se ti mette sotto. Anche se ti fa paura.

Sul ring con il mio cervello ho perso più di un round.
Ma sono ancora in piedi.

E questo basta.


Il cervello che ti minaccia da dentro: pensieri che non sono tuoi