Non sono uno psicologo. Non ho una laurea.
Ma ho conosciuto il buio più nero che una mente possa generare.
E da quel buio sono risalito. Da solo.
Qualche giorno fa ho pubblicato un post su Reddit, nel gruppo /psicologia, per presentare il mio progetto: anormale.io, un blog in cui racconto la salute mentale non da esperto, ma da sopravvissuto, con esperienza in malattie mentali provate sulla mia pelle.
Rimosso.
Motivo? Non ho un “titolo accademico da psicologo”.
E quindi non ho diritto di parola nè ad essere letto da qualcuno (?)
Chi l’ha deciso?
Chi ha deciso che solo chi ha studiato può parlare?
Chi ha deciso che l’esperienza non vale niente, mentre la teoria vale tutto?
La mia risposta è semplice: vaffanculo.
Non mi conosci. Non sai chi sono.
Non sai che cosa vuol dire sentirsi morto dentro, e dover combattere ogni giorno senza sapere neanche da che parte iniziare.
Psicologi: angeli o venditori?
Parliamoci chiaro. Ci sono professionisti meravigliosi, competenti, umani.
Io stesso ho avuto la fortuna di incontrarli.
Ma ci sono anche psicologi che trasformano ogni emozione in una patologia, ogni adolescenza in un disturbo, ogni tristezza in una diagnosi.
Non sei depresso. Sei solo triste per una ragione precisa.
Non sei bipolare. Hai avuto una settimana piena di adrenalina.
Non sei malato. Sei umano.
Il business del disagio
Viviamo in una società che ha fatto del disagio un mercato.
Algoritmi che spingono contenuti sulla salute mentale a caso.
TikTok, Meta o altri pieni di video che ti dicono: “Se provi questo, potresti avere il disturbo X”.
Risultato?
Una generazione che non si ascolta più da dentro, ma si definisce da fuori.
E molti psicologi ci marciano. Ti tengono legato, ti definiscono, ti incastrano nei loro orari.
Non ti liberano. Ti fidelizzano. Un business perfetto.
Chi sei, davvero?
Se sei arrivato fin qui, ti dico una cosa:
Non credere subito a chi ti etichetta.
Credi prima a te stesso.
Ascolta i tuoi pensieri. Interrogali.
Ma non lasciare che nessuno li trasformi in una sentenza.
Hai la testa, la tua. Usala.
Hai vissuto? Allora parli con diritto.
E se riconosci uno psicologo falso e ti dice qualcosa... rispondi come me:
“Non ho un titolo. Ma ho qualcosa che tu non hai: la mia storia. E questa non te la può togliere nessun albo.”
Concludo.
Se il mondo ti fa sentire sbagliato, forse è perché hai ragione tu.
Benvenuto su anormale.io.
Qui, non serve una laurea per capire cosa si prova.
Serve averci nuotato dentro.
E avere il coraggio di parlarne.
Buona continuazione. W LA VITA